Martino Rogai Mission 11 – Episodio 1
Testo di Martino Rogai.
La 11 City Tour è una gara di passione. Quello che ti spinge a parteciparvi va oltre il fattore sportivo, va oltre la sfida con sè stessi, va oltre i legami di amicizia che si creano durante questi cinque giorni di gara di 45 chilometri al giorno. Il primo giorno è una tortura e pensi “Ma chi me l’ha fatto fare“, il secondo giorno con certezza affermi “Non la farò mai più“, il terzo giorno inizi a caricarti e pensi “Dai che siamo a metà!”, il quarto giorno ti sembra quasi di sognare “Possibile che manchi così poco?”, il quinto e ultimo giorno vieni pervaso da una grande nostalgia: “Pazzesco, non vedo l’ora di rifarla!”.
Norimberga, ottobre 2015. Quell’anno mi trovavo al Paddle Expo, la fiera europea più famosa degli sport acquatici. Ricordo che accanto allo stand del brand per cui lavoravo si trovava Mistral, l’attuale azienda che mi sponsorizza, e in esposizione c’era una tavola da race, un Vortex 14′ x 24’5 di colore blu. Accanto c’era un poster che titolava: “The 2015 11 City Tour winner”. Avevo sentito parlare della gara più lunga d’Europa, la 11 City Tour, che dal 2009 si teneva nella regione Olandese della Frisia, ma le scritte del poster richiamarono ancora di più la mia attenzione. Quella tavola era stata usata da Steeve Teihotaata, fortissimo atleta tahitiano, che sbaragliò la concorrenza vincendo tutte e cinque le tappe della tostissima 11 City Tour 2015. Cinque tappe per 45 chilometri al giorno, con somma dei tempi per stilare il ranking finale, un pò come un grande giro ciclistico, il Tour de France del SUP. Essendo da anni un amante delle gare lunghe ed in generale dell’endurancè, Iniziai a guardarmi tutti i video disponibili su youtube (ce ne sono tantissimi e di pregevolissima fattura) e mi innamorai dello spirito di quella gara, dei panorami, della sfida nella sfida di pagaiare 45 chilometri al giorno per cinque giorni e dell’entusiasmo che traspare dall’organizzazione, che in un arco di tempo così ampio di competizione diventa come una famiglia. Decisi che l’anno seguente, nel 2016, l’avrei dovuta fare, a tutti i costi.
Livorno, agosto 2016. Era passato quasi un anno da Norimberga, e tante cose erano cambiate nella mia vita, ma non l’intenzione di buttarmi nella sfida dell’11 City Tour. Impegni lavorativi e sportivi mi avevano però tolto un pò il tempo per prepararmi, ma la motivazione era altissima. Ricordo che ero appena tornato dall’ultima gara di Euro Tour italiana, l’Adriatic Crown a Igea Marina, dove ero arrivato secondo nella sprint e quarto nella Long Distance. Quando decisi di iniziare ad allenarmi all’11 City Tour 2016 il tempo rimasto era limitato, poco più di un mese, ma non mi scoraggiai. Misi su un bel Team per sostenermi in quello sforzo. Naturalmente dentro c’era il mio attuale Dottore Chiropratico Riccardo (che tuttora segue la mia preparazione sportiva) insieme al mio preparatore di allora, Paulo, ed un valido Dottore Nutrizionista nonchè amico d’infanzia, Cristian, che recentemente ho scoperto essere nello staff della Nazionale di calcio under 21. Insieme mettemmo su un programma di allenamento da vero Iron Man. Ricordo la prima settimana il volume degli allenamenti prevedeva 220 chilometri, la stessa distanza dell’intera gara. Mi allenavo soprattutto la mattina presto, prima di entrare in ufficio, e la sera tardi. Per fortuna il periodo di ferragosto mi permise di allenarmi con più calma, ma la mole di allenamento era comunque molto provante ma mi dette la giusta sicurezza per affrontare la mia prima 11 City Tour. Durante quel periodo scrissi anche un blog, che chiamai Mission11. Qui raccontavo i miei allenamenti e le mie sensazioni, un pò come sto facendo adesso sulle pagine di Sup Mag News. Sorprendentemente ebbe molto successo e un sacco di persone mi incoraggiarono a non mollare. E arrivò finalmente il momento della gara.
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Ricordo con piacere quella prima volta alla 11 City Tour 2016. Prima di tutto perchè la condivisi con mio padre e mio fratello Diego. Andammo in Olanda con la macchina e la roulotte, e mentre io gareggiavo loro mi seguivano lungo i canali, facendomi il tifo. Mi aiutarono durante i vari rest point, i punti di sosta obbligatori in ogni tappa, fornendomi sostegno con l’approvvigionamento di acqua e di cibo e furono di grande aiuto per affrontare serenamente quella fatica. Il fascino di quella esperienza li coinvolse a tal punto che entrambi adesso praticano SUP.
La gara fu veramente impegnativa ma davvero entusiasmante. La soddisfazione di finire ogni giorno 45 chilometri è impareggiabile. A quei tempi lavoravo per l’azienda distributrice del brand Jimmy Lewis, e presi parte alla gara con una tavola da open ocean. Quella scelta fu quanto di più sbagliato si possa fare per una gara del genere, ma non potevo fare altrimenti e, probabilmente, il mio risultato sarebbe stato lo stesso anche con una tavola più performante da acqua piatta. Il primo anno della 11 City Tour è infatti un terno al lotto. Ti trovi nel mezzo di una gara atipica, di uno sforzo diverso da ogni competizione, in cui tutto è nuovo e le variabili sono tantissime, tutte da scoprire. Nel 2016 i fortissimi fratelli ungheresi Daniel e Bruno Hasulyo, alla loro seconda edizione, decisero che quell’anno la gara era affare loro, e già dal primo giorno scapparano verso una sicura vittoria che alla fine incoronò Bruno come vincitore. Dietro di loro mi ritrovai invischiato in una lotta lunga 220 chilometri per giocarmi il terzo posto con il campione uscente Steeve Tehiotaata ed il neo zelandese Marcus Hansen, un atleta fortissimo, allora semi-sconosciuto come me, che dal 2019 ha abbandonato la scena del SUP perchè entrato stabilmente nel Team New Zealand di Coppa America di vela. Nonostante la tavola meno performante rispetto ai miei avversari e l’inesperienza in quel tipo di gara, fui contento di vedere come la durissima preparazione pagò i suoi frutti. Riusciì a tenere il passo dei miei avversari per tutti i cinque giorni, sebbene ad ogni scatto finale Steeve e Marcus riuscivano ad essere sempre un pò più veloci di me. Un giorno Marcus si sentì male e io e Steeve ne approfittammo per sfuggirgli definitavamente e giocarci la terza piazza. Ma accomulando secondi preziosi nelle fasi finali, Steeve riuscì a piazzarsi al terzo posto, lasciandomi in quarta posizione per un pugno di secondi. Conclusi la mia prima 11 City Tour a 30 secondi da Steeve Teihotaata e dal bronzo. Mi rimase comunque una sensazione di grande soddisfazione per aver terminato la gara. Festeggiammo insieme ad altri tre italiani presenti, Marco, Simone e Lorenzo e poi ripartimmo verso l’Italia. Nei miei pensieri, durante il viaggio di ritorno, c’era già la preparazione per l’edizione successiva.
Livorno, agosto 2017. Un altro anno era passato, e un sacco di altre novità erano succese. Tra cui l’ingresso di FISW, la Federazione di Sci Nautico e Wakeboard, nel mondo del SUP. Ero appena tornato dalla gara di Scharbeutz in Germania, dove ero riuscito ad agguantare una top 10 nella gara Long Distance, ed ero pronto a iniziare la preparazione per la 11 City Tour 2017. Stavo anche per avviarmi verso una nuova sponsorizzazione quell’estate. Mi ero avvicinato al brand Starboard, e iniziai i miei allenamenti verso la gara Olandese con la stessa tavola con cui i fratelli Hasulyo avevano dominato l’edizione 2016, la Sprint 21’5, decisamente una tavola più performante di quella usata l’anno prima. Mentre avevo iniziato a macinare chilometri, i primi giorni di agosto mi arrivò la chiamata dall’allora Direttore Tecnico di FISW, Mirco, che mi chiese se ero disponibile a partecipare ai Mondiali ISA 2017 in Danimarca a inizio settembre, una settimana prima della 11 City Tour. Naturalmente non si dice mai di no alla maglia della nazionale, è da sempre uno degli obiettivi più ambiti per un atleta. Volevo onorare quella chiamata e decisi di stravolgere i miei piani di allenamento mettendo come obiettivo il mondiale. Avrei infatti dovuto partecipare alla gara Long Distance di 18 chilometri, perfettamente adatta alle mie caratteristiche di fondista, sebbene con l’incognita della tavola che purtroppo mi arrivò solo qualche giorno prima della rassegna iridata. Dal punto di vista della preparazione, allenare uno sforzo di 18 chilometri è del tutto diverso rispetto a fare 45 chilometri per 5 giorni di seguito. Decisi comunque che dopo il Mondiale avrei partecipato alla 11 City Tour, inoltre mi ero già iscritto, e di provare sfruttare l’esperienza dell’anno prima per la 11 City Tour, senza eccessive pretese. La scelta pagò. Al mondiale di Danimarca chiusi al settimo posto, facendo una bellissima gara di squadra insieme al mio compagno di nazionale Paolo Marconi. Il vincitore fu quello stesso Bruno Hasulyo con cui avevo condiviso centinaia di chilometri tra i canali olandesi l’anno prima. Suo fratello Daniel chiuse quarto. Anche loro avevano cambiato il loro allenamento per i Campionati del Mondo in Danimarca, ed insieme, chiusa la manifestazione iridata partimmo da Kiltmoller in direzione Leuwardeen, scortati da un furgone dell’11 City Tour che ci aveva preparato apposta per portarci nella cittadina olandese in vista dell’inizio del Tour 2017.
L’edizione 2017 sarà ricordata come una delle più difficili delle dieci edizioni della 11 City Tour. Due giorni prima dell’inizio della gara gli organizzatori comunicarono che la prima tappa che era prevista il mercoledì, sarebbe stata annullata. Il motivo era per allerta meteo. Si sarebbe quindi partiti il giovedì, in una super tappa con un percorso superiore ai 50 chilometri. Il giorno che era stata prevista questa grossa perturbazione arrivò. Il vento era superiore ai 40 nodi e sulla Frisia si abbattè una bufera di acqua da condizioni apocalittiche. Ricordo che passai la giornata in una stanza d’albergo guardando l’Hurley Pro Trestles del Mondiale di Surf WSL. Settembre 2017, tra i Mondiali in Danimarca e la 11 City Tour, è stato uno dei periodi più piovosi e umidi della mia vita. Fuori dall’albergo il tempo era davvero infernale e la decisione degli organizzatori, che naturalmente aveva suscitato molte polemiche da parte degli iscritti, mai era stata più azzeccata. Arrivò giovedì e finalmente il momento della partenza. Un timido sole ci dette il benvenuto sui canali olandesi. Partimmo per il super tracciato ma a metà della giornata il tempo cambiò, ricopiando in scala minore ma pur sempre apocalittica le condizioni del giorno prima. Degli ultimi chilometri ricordo solo vento forte, acqua a catinelle, ed un lago infinito. Davanti a me avevo Daniel e Bruno Hasulyo che anche quell’anno erano scappati subito. I due fratelli si scambiavano le scie, io ero terzo da diversi chilometri e per tutta la gara avevo le loro pettorine fluo davanti a me, fino a quando, verso il quarantesimo chilometro, sparirono completamente.
Ricordo che provai a girarmi per aspettare qualcuno, ma dietro di me c’era il vuoto. Gli ultimi 10 chilometri di quella giornata non ricordo altro che il vento forte, acqua a catinelle e un lago infinito. Il resto fu una prova mentale con me stesso. Tagliai il traguardo terzo, dietro agli imbattibili fratelli Hasulyo che in quel giorno ipotecarono la loro seconda vittoria di seguito dopo il 2016. Quella volta fu Daniel a spuntarla nel risultato finale. I giorni seguenti continuai ad arrivare terzo dietro a Daniel e Bruno, mettendo in scena anche delle bellissime sfide tattiche all’ultima pagaiata con i Tahitiani Rete Eb e Bruno Tahuiro. Questa è la 11 City Tour. I due atleti delle Isole francesi erano venuti apposta in Olanda sponsorizzati da Mistral per sostituire Steeve Teihotaata, che in quei giorni avrebbe visto nascere il suo primo genito. Fino all’ultima tappa provarono a strapparmi il podio, ma l’esperienza ed il vantaggio che avevo accomulato era troppo grande. Così, nel 2017 riuscì finalmente a salire sul podio dalla 11 City Tour, due anni dopo che a Norimberga mi era balenata in testa questo masochista desiderio di parteciparvi. La sera dopo le premiazioni festeggiammo con gli italiani presenti, tra cui un vecchio amico di pagaia, Nicola, che aveva raggiunto un bel risultato tra i master e soprattutto aveva finito la sua prima 11 City Tour. Passai il lunedì successivo a dormire in una stanza d’albergo, senza nemmeno uscire per mangiare, tanto era stata la fatica.
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Lago di Garda, settembre 2018. L’anno agonistico 2018 ha rappresentato per me una delle stagioni più difficili sportivamente parlando. Diversi infortuni mi hanno precluso la possibilità di allenarmi per gran parte della stagione. Fortunatamente, grazie all’aiuto di Innate Chiropractic, sono riuscito a fine agosto a partecipare al campionato assoluto FISW di Riva del Garda. Il morale non era altissimo, ma presi quella gara come un test per vedere se avevo superato la tendinite che mi aveva rallentato per quasi tutta l’estate. La risposta che mi dette il mio corpo fu positiva e la domenica sera decisi di partire per la mia terza edizione dell’11 City Tour. In realtà non ero ancora convinto se partecipare o no, ma dovevo comunque andare in Olanda a prendere l’attrezzatura che mi spettava da Starboard. Così decisi di accompagnare con il furgone l’amico Leonardo Toso, che aveva deciso di partecipare alla sua prima 11 City Tour, e nel caso fargli da sostegno durante i cinque giorni di gara. Fu un viaggio piacevole con Leo, ed il giorno dopo il nostro arrivo a Leuwardeen ebbi l’opportunità di tenere un Kids clinic con le giovani promesse del Sup Olandese, insieme ai campioni Bruno Hasulyo, Daniel Hasulyo, Yuka Sato e Sey Chelle. Quell’esperienza, pagaiare insieme ai futuri campioni del nostro sport, sentire il loro entusiasmo e condividere la stessa passione, mi caricò di energia positiva per prendere una decisione: sarei partito per la 11 City Tour 2018. Avevo alle spalle forse nemmeno 50 chilometri di allenamento nelle braccia in tutti i tre mesi precedenti alla gara, ma volevo sopperire con l’esperienza e la forza di volontà. Così, il giorno prima della partenza dell’edizione 2018, mi sono iscritto alla mia terza 11 City Tour, con grande felicità degli organizzatori che furono tra le varie cause che mi portarono a questa decisione.
La 11 City Tour 2018 è stata una grande festa. Ricorreva la decima edizione di questa gara, tra le più longeve nel nostro sport, e sicuramente in tre anni di partecipazione ho sempre visto passi in avanti nell’organizzazione. Tuttavia la partenza della gara ha ricalcato le edizioni 2016 e 2017, con gli imprendibili Daniel e Bruno che sono scappati dal gruppo e si sono involati verso un’ulteriore vittoria. Bruno sarà il vincitore della decima edizione della 11 City Tour, portando a 2 vittorie il suo bottino contro 1 vittoria per Daniel. La mia partenza fu buona e dopo pochi chilometri ero terzo. Pagaiavo senza troppe pretese, con la leggerezza di chi non ha niente da perdere. Verso il ventunesimo chilometro però iniziò a farsi sentire la fatica e la mancanza di allenamento. Decisi allora di aspettare il primo gruppo di atleti dietro di me e mi attaccai a loro. Era formato dallo spagnolo James Van Drunen, dal belga Kjiel De Bruyn e dall’olandese Joep Van Bakel. I tre si scambiavano le scie e mi attaccai in coda. Arrivammo insieme al Rest Point e per me fu una vera manna. Sentivo il mio tendine stare bene ma ugualmente provato dallo sforzo. Decisi di rimanere un altro pò attaccato a quel treno, ma sapevo che se il tendine reggeva avevo un passo migliore e potevo provare uno strappo prima dell’arrivo.
A circa quindici chilometri dall’arrivo entrammo in un grande canale trafficato da molte barche. L’acqua che fino a lì era stata piattissima iniziò ad incresparsi e a creare un bel pò di onde. Vidi i miei avversari in netta difficoltà tra il back wash dell’acqua mossa dalle imbarcazioni e decisi che era il momento di provare la fuga. Mi inventai uno strappo di circa 2-3 minuti massimali, cercando di sfruttare le increspature delle onde come se fossi in mare, che mi permise di prendere un vantaggio di qualche centinaia di metri dai miei avversari. Via via che il traguardo si faceva sempre più vicino allungai il mio vantaggio fino a concludere la gara al terzo posto con un buon margine di un paio di minuti. La soddisfazione per aver terminato la prima tappa dell’11 city tour 2018 sul podio nonostante il poco allenamento fu subito spazzata via da un gesto che ancora oggi mi suona poco sportivo. Uno dei tre atleti protestò facendo ricorso e una scenata indecorosa nei miei confronti, accusandomi di aver preso la scia alle barche. Si mise a urlare in olandese con gli organizzatori e i toni di festa si tramutarono in un’atmosfera molto accesa. I giudici mi chiesero la mia versione e gli risposi che le onde delle barche c’erano state per tutti e non si poteva cancellarle, anzi io in quel momento mi trovavo dietro tutti. La differenza era solo che io sapevo come surfarle mentre gli altri tre si erano trovati in netta difficoltà nell’affrontarle. Comunque gli dissi che se avevo infranto qualche regola avrei accettato la penalità, per zittire le polemiche e non passare per un antisportivo. Gli organizzatori a malincuore decisero di darmi 5 minuti di penalità e dal terzo posto scesi così al settimo posto, con circa 3 minuti da recuperare per tornare sul podio. Così, se all’inizio la motivazione di fare la 11 City Tour 2018 era stata quella di “testare” la mia tenuta fisica, in quel momento si tramutò in una questione di giustizia sportiva. Volevo dimostrare che mi meritavo il podio e che non avevo certo bisogno di presunte “scie” di barche per arrivarci.
Le tappe successive della 11 City Tour 2018 furono una specie di apnea frenetica. Ogni secondo che passava era fondamentale per raggiungere il mio scopo: tornare sul podio. Nella seconda e terza tappa rosicchiai minuti e posizioni. La quarta tappa fu quella decisiva. Eravamo tutti stanchi, ma quando si presentò l’opportunità la colsi subito. Con Daniel e Bruno Hasulyo scapppammo dal gruppo insieme allo stesso atleta olandese che aveva fatto ricorso il primo giorno, che intanto avevo già superato nel ranking generale. Ricordo con grande amarezza che mentre ci scambiavamo le scie gli chiedemmo di collaborare e ci rispose che non lo avrebbe fatto perchè non voleva che io arrivassi terzo. La cosa mi dette ancora più carica per spingere al massimo. All’arrivo il cronometro mi dette la notizia che aspettavo, ero di nuovo sul podio. La tappa finale, la Time Trial, che riporta tutta la compagine di atleti a Leuwardeen, fu solo un modo per consolidare la mia terza posizione e festeggiare il mio secondo podio alla 11 City Tour.
Parigi, dicembre 2018. La 11 City Tour è una delle gare più sentite e seguite in tutto il mondo e tra i suoi main sponsor c’è Mistral, la storica azienda degli water sport che da anni ha la sede in Olanda e ha contribuito al successo dell’ultra marathon del SUP in Frisia. E’ successo allora che durante il Nautic Paris Crossing 2018, ho avuto la possibilità di passare un pò di tempo con il titolare di Mistral, con cui durante questi anni di 11 City Tour si è instaurato un rapporto di stima e rispetto, seppure per tre edizioni ho fatto di tutto per estromettere i suoi atleti dal podio della loro gara. La nostra visione dello sport e le nostre ambizioni però si sono trovate e abbiamo deciso così di iniziare insieme un percorso di collaborazione. Da gennaio 2019 sono entrato nel Team Mistral. La mia esperienza e conoscenza della 11 City Tour si sono sposati benissimo con la professionalità e l’entusiasmo di Mistral e per il 2019 abbiamo deciso di unire le forze con l’obiettivo di riportare i colori di Mistral sul podio nell’undicesima edizione della 11 City Tour, la gara più faticosa e più bella (soggettivamente parlando) del panorama del sup mondiale.
Ho scritto queste righe tra un allenamento e un altro, tra corsi e lezioni, tra lavoro e tempo libero, e proverò a scrivere altri episodi, dove racconterò i miei allenamenti ed il mio avvicendamento alla prossima edizione della 11 City Tour che inizierà mercoledì 11 “SUPtembre”. Naturalmente solo se avranno un feedback positivo da parte dei lettori di Sup News Mag. Lo voglio fare perchè questa gara lo merita, e lo merita chi la organizza. E’ una gara mossa dalla passione di tutti, dagli atleti fino ai volontari. Ogni giorno ogni partecipante potrebbe scrivere un racconto sulle sue sensazioni e su quanto è successo nella sua giornata. Dall’amatore che ci mette nove ore per fare 45 chilometri al fotografo che passa cinque giorni per i canali delle Frisia a immortalare centinaia di paddlers o il volontario che monta e smonta le rastrelliere per tenere le tavole e gli stand ad ogni partenza, rest point e arrivo. Lo spirito e l’essenza dell’11 City Tour si ritrova infatti nei racconti, che ogni sera, invadono le coperte delle barche che ospitano i centinaia di partecipanti che da tutto il mondo raggiungono la Frisia, e narrano di epiche vicende di canali, pagaie, scie, acquazzoni e passioni. Questa è la sostanza del 11 City Tour.