Nautic Paddle Crossing i commenti dei protagonisti da Parigi
Vi abbiamo raccontato la cronaca della gara conclusiva di APP World Tour a Parigi, con l’incoronazione di Arthur Arutkin e Shae Foudy come campioni del mondo 2018. Ma oltre al circuito mondiale, la Nautic Paddle Crossing nella capitale francese ha visto sfilare ben 800 suppisti sulle acqua della Senna, suddivisi nelle categorie Pro 12’6 e Amatori. Tra questi erano presenti anche molti italiani a cui abbiamo chiesto un commento “a freddo”… e non poteva essere altrimenti visto il clima che i nostri hanno dovuto affrontare!
Ma nonostante le temperature ciò che emerge dalle loro dichiarazioni è una grande soddisfazione ed entusiasmo nell’aver affrontato e portato a termine una delle prove più impegnative del panorama agonistico internazionale, tra la sveglia prima dell’alba, le correnti del fiume e quest’anno un forte vento. Vi riportiamo di seguito il contributo di alcuni dei nostri protagonisti, chi volesse aggiungere la propria opinione può farlo inoltrandoci il proprio commento che sarà integrato, oppure aggiungendo un proprio commento a questo articolo.
Sara Oddera
“Sempre a distanza di qualche giorno ti rendi conto dell’impresa che hai compiuto! Sì perché con quel vento contro, la gara di Parigi a 47 anni è stata un’impresa! I 13.5km dichiarati, sono diventati 15 ed interminabili!
Lo scorso anno sono riuscita a godermi i monumenti e i ponti sotto i quali la gara passava, quest’anno bisognava stare attenti alle condizioni del fiume che col vento sollevava onde che rimbalzavano da una sponda all’altra e non ci si capiva niente! Fortunatamente meno freddo dello scorso anno, sempre emozionante la partenza tra 800 persone con la tua stessa passione. Poi parti, ancora nel buio, e l’adrenalina ti fa spingere. Sono stata ben piazzata per i primi 4 km poi sono caduta al giro dell’isola poco dopo Notre Dame, sono risalita in un attimo e ripartita. La svizzera nel frattempo mi supera, le prendo la scia e riesco a tenerla e poi “stunc”… la pinna si incaglia in qualcosa, forse un sasso o del cemento, ero troppo vicina al muraglione nel tratto controcorrente e volo in acqua tipo Fantozzi. Mi riprendo dallo shock termico (non pervenuto per l’adrenalina), salgo sulla tavola e riparto…. Mi passa il treno delle donne dell’APP world tour: meravigliose, velocissime e leggere, ci salutiamo con Susak, campionessa spagnola, sempre carina e cordiale con me, giro la seconda isola e mi rimetto nella parte con la corrente a favore. ma tanto era il vento che mi rendo conto che si andava meglio controcorrente! Pazienza, si pagaia e si va avanti… Mentre pagaio vedo gommoni che riportano all’arrivo un sacco di concorrenti che si ritirano, nei pro se ne sono ritirati ben 43. Negli amatori se ne sono ritirati a centinaia. Penso: ma se con sto chop io sto facendo cosi fatica, chissà Paolo, so che con la sua testa va avanti ma speriamo che gli reggano le gambe! Finalmente la Torre Eiffel! Quindi so che mancano ancora tre km…. Pagaio pagaio e finalmente sotto l’ultimo ponte sento le voci degli amici toscani “gimmi luis tim” che urlano “vai Sara!”, mi danno la forza per tirare gli ultimi 500mt e chiudere la gara in 8° posizione. Bellissime emozioni che ti porti dietro tutta la vita!
Da parte mia un complimento particolare al nostro atleta italiano adaptive Simone Mazzanti che ha partecipato e concluso la gara!”
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Riccardo Rossi
“La Nautic SUP Paris Crossing 2018 è stata una gara veramente tosta rispetto allo scorso anno.
La gara è partita alle ore 8.30am con una temperatura di 3 gradi (siamo stati abbastanza fortunati rispetto all’anno scorso… ahaha) e un vento di 15 nodi da Ovest abbastanza freddo che è divenuto un grande ostacolo negli ultimi 5km dall’arrivo, un altro problema è stata la forte corrente sotto i ponti, i primi 3 km fino all’inizio dell’isola sono stati abbastanza impegnativi per me perché ho dovuto recuperare il gruppo di testa dopo aver fatto una brutta partenza, all’uscita dell’isola sono riuscito a piazzarmi in seconda posizione prendendo un distacco che ho mantenuto fino a 3 km dalla fine dopo di che ho avuto un po’ di imprevisti tipo la collisione con 7 amatori (loro non fanno il giro dell’isola come noi quindi arriviamo tutti insieme e fare lo slalom tra 700 amatori non è facile) questi imprevisti hanno permesso al terzo e al quarto di riprendermi, dopo di che ci siamo giocati tutto allo sprint finale dove mi sono trovato 3 amatori davanti e l’argine del fiume alla mia destra e l’altro partecipante della categoria pro alla mia sinistra in questo modo non ho avuto modo di pagaiare e ho finito la mia gara in 4 posizione. Complimenti al secondo classificato Tommaso Pampinella che ha concluso la gara in 2° posizione.
Questo è il mio terzo anno di fila che sono partecipe a questa bellissima gara, pagaiare nella Senna è sempre un’emozione unica. Sono felice che questo anno sia stata tappa APP (circuito mondiale di SUP) che ha reso partecipi molti atleti di alto livello che si sono dati battaglia per tutti i 14km.
Anna Occhiogrosso
“Quest’anno è stata la mia quarta partecipazione consecutiva alla regata sulla Senna. Ricordo nel 2015 quando sono partita sola da Bari senza attrezzatura e senza nemmeno avere la certezza di fare la regata perché ero in lista d’attesa. Non conoscevo nessuno, e grazie alla mia cara amica Isabelle Alismeno sono riuscita a entrare nella lista addirittura a iscrizioni già chiuse! Poi Frank Caillet fu così gentile da prestarmi un gonfiabile Red paddle. Sono così riuscita a coronare per la prima volta il mio piccolo sogno: pagaiare all’alba a Parigi con allora 600 paddlers provenienti da tutto il mondo. Ricordo che alla partenza piangevo per la gioia di far parte di quello spettacolo che tanto avevo ammirato nelle foto che giravano in internet. Fu amore a prima vista, attraversare il cuore di Parigi a bordo del sup.
Quest’anno alla mia quarta volta, ho provato le stesse emozioni. E rimango sorpresa quando, durante la regata, da un gommone dell’organizzazione sento una voce gridare “bravo Anna” . Tanta fatica e sacrificio per me arrivare alla linea di partenza . Organizzare la famiglia e i tre figli che rimangono a casa, fare un viaggio lungo partendo dalla lontana Bari. Finalmente sono in banchina e quasi non credo di esserci riuscita ancora, e così mi rilasso giocando e scherzando con gli altri partecipanti, e facendo dei selfie o delle dirette per condividere la mia meravigliosa esperienza con gli amici che sono rimasti a Bari. Durante il briefing hanno spiegato che le condizioni sarebbero state particolarmente difficili: poca corrente a favore e tanto vento contro! Si scherza si ride, ma un po’ di preoccupazione c’era per il timore di non portare a termine l’impresa. Come sempre avevamo dei limiti di orario entro cui avremmo dovuto raggiungere il ponte in prossimità della tour Eiffel e un limite orario entro cui terminare la regata. Inoltre le raffiche di vento davvero forte ci facevano sentire in banchina. Finalmente si parte. Io mi ritrovo molto dietro rispetto al mio gruppo perché resto bloccata dietro i due gommoni arancioni. Durante il briefing avevo capito che bisognava essere dietro la linea segnata dai due gommoni pena la squalifica. Inoltre al fischio che pensavamo fosse quello del minuto alla partenza io ero girata al contrario. Il fischio non era del minuto, ma invece era quello della partenza! Comincio a pagaiare forte per recuperare. Ormai conosco quasi a memoria tutto il percorso e i km da percorrere… Dopo il 4° km, per noi pro, arriva il momento del giro delle isole. In genere questo era il momento più complicato, ma quest’anno è stata una risalita contro corrente molto facile, agevolata dal vento a favore . Dopo due km di risalita dell’Ile della Cite e l’Ile saint Louis siamo ritornati sul percorso originario dove mancavano ancora 8 km alla fine. La regata si faceva sempre più dura. Il vento da ovest rallentava molto la nostra corsa, ma si continuava a pagaiare. Ho visto molte persone cadere e pagaiare in ginocchio. Ho recuperato un po’ di posizioni mano a mano che le condizioni si facevano difficili. Dovevo per forza arrivare al traguardo. Cercavo di intravedere l’arco giallo dell’arrivo, ma non riuscivo a vederlo. Resistevo e pagaiavo cercando di avere un ritmo nonostante il vento e il fiume attivo. Ad un certo punto l’arco non c’era ma c’era il display del tempo 2h e 10m e taglio il traguardo. Strafelicissima ridevo, piangevo, parlavo da sola. Ero contenta di essere riuscita in questa impresa per me ardua visto che non sono né un’atleta e né una pro.
Sono una donna di 46 anni, moglie, mamma di tre splendidi ragazzi che ama allenarsi e sfidarsi. Sono presidente dell’associazione Bigeye affiliata Fisw con cui promuovo lo stand up paddle nella mia città. Non posso che essere soddisfatta per il risultato ottenuto: undicesima fra le donne top, provenienti da diverse nazionalità e quarantottesima overall. Continuerò ad emozionarmi partecipando a questi eventi sportivi finché la vita me lo permetterà. Il mio sogno sarebbe che un atleta della mia Asd possa un domani partecipare e fare un buon piazzamento. Ringrazio gli organizzatori per l’ospitalità. Ci rivediamo l’anno prossimo!”
Paolo Nardini
“Background! Questa è stata la mia seconda volta sulla Senna. Gara molto tecnica e bella, una gara non alla portata di tutti, e nemmeno del sottoscritto! Questa volta mi sono ritrovato senza gambe dopo appena 5 km, peccato ne mancassero ancora 10 al traguardo. Mentre pagaiavo mi sono chiesto più volte il perché nell’affrontare una competizione così impegnativa e la risposta è sempre la stessa. Superare il proprio limite. Infatti ecco le cadute, quando le gambe non tengono più e la tavola rolla e beccheggia in acqua, così finisci per perdere l’equilibrio e cadere. La seconda volta per rialzarmi presto ho urtato sulla tavola battendo una costola malamente. Cui prodest? La voglia, quella voglia di dimostrare a sé stessi che ce la possiamo fare, che si può fare qualcosa che non avresti mai immaginato di fare. Eh sì, perché da ciclista a suppista c’è una bella differenza! Il ciclista fatica sulla strada, il suppista fatica in acqua e la tecnica non te la insegna nessuno, specialmente a 49 anni! Una cosa mi rende fiero: la capacità di non mollare mai, nonostante le avversità… Un consiglio per i più giovani : applaudite gli atleti vecchi perché vanno si più piano, ma hanno anche tante storie da raccontare! Partiti in 100 pro, arrivati in 52! Personalmente sono arrivato penultimo, orgoglioso come quando a 17 anni ho vinto il mio primo campionato italiano! Un doveroso plauso va a tutti i partecipanti, ma soprattutto a Simone Mazzanti e al figlio Jacopo che hanno fatto un’impresa grandiosa, perché Simone è un adaptive!”
Simone Mazzanti
“Per me e mio figlio Jacopo è stata la prima esperienza e siamo rimasti affascinati dalla bellezza di tutto il contesto: la gara di Sup più grande del mondo che si svolge in una delle città più belle del mondo!
È stata davvero emozionante anche se molto faticosa, sia per la lunghezza (fino a quel momento la mia gara più lunga era stata di 8 km) che, e soprattutto, per il vento contrario da 17/18 nodi. Ci sono stati moltissimi ritiri e cadute.
Abbiamo concluso al 356esimo e 357esimo posto e ne siamo fierissimi, soprattutto per aver dimostrato che anche la disabilità ce la può fare!
Ringrazio di cuore Didier Lafitte e la sua organizzazione per tutta l’assistenza e disponibilità”
Chiunque abbia partecipato alla Nautic Paddle Crossing di Parigi e voglia lasciare il proprio contributo può scriverlo qua sotto nei commenti o mandarci una mail a supnewsmag@gmail.com e saranno integrati in questo articolo. Grazie a tutti i protagonisti e ancora complimenti!
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