Le uscite che ci fanno stare bene

Venerdì 13 Marzo 2020

Chiuso in casa come gran parte della popolazione, tra i fortunati che possono (e debbono, per assicurare che altri servizi possano funzionare) lavorare da casa, ogni tanto guardo fuori della finestra e penso a com’era non più di qualche settimane fa la città dove sono nato e cresciuto.

Fabietto

Penso ai miei cari che non posso vedere e abbracciare, e ai miei amici con i quali ho condiviso molte de “le cose che ci fanno stare bene” (cit. Gli anni più belli), quelle che ti alleggeriscono per qualche ora dai pensieri, dalle preoccupazioni e dai problemi; tutte quelle cose che quando rimetti i piedi sulla spiaggia e ti togli la muta, ritrovi li ad aspettarti ma che poi ti sembrano un po’ meno peggio e che quindi affronti con animo diverso.

Rasioiata del Cabrina

Ho preso quindi la macchina fotografica ed ho iniziato a rivedere (anzi a vedere, perché il precipitare degli eventi non lo aveva reso possibile prima) le fotografie che ci siamo scattati il 7 Marzo, data dell’ultima uscita in SUP.

Eravamo tanti, ma lo spot (il nostro secret spot) era tutto per noi.

Sarà stato un presagio, ma avevamo deciso di portare la mia macchina fotografica e uscire dall’acqua a turno per scattare un po’ di foto.

A parte il corso obbligatorio per la prossima volta per spiegare a diversi di loro concetti base  come….

– La linea dell’orizzonte è orizzontale e come tale bisogna tenerne conto.

– La messa a fuoco automatica funziona quando punti l’oggetto che vuoi fotografare.

– Se ti danno una macchina fotografica e ti dicono “non toccare niente”, limitati a scattare foto inquadrando l’oggetto: non devi girare rotelle e rotelline che non sai a che servono.

-Etc etc…

Pier

…ma nonostante le premesse, un po’ di fotografie sono venute, anche perché a qualcuno “è rimasto il dito attaccato al pulsante dello scatto” e tra 800 e passa foto, qualcuna (magari con un estenuante lavoro di camera bianca) è uscita addirittura discreta.

Gennaro e il take off

Guardarle oggi chiuso in casa ha un sapore particolare. Mentre le sistemavo (e maledivo il ditino di alcuni dei miei amici) le osservavo e mi rendevo conto che in ogni fotografia non si vedeva il surfare le onde, ma un surfer, e così ho cercato di fare un lavoro di taglio e sistemazione che mettesse in risalto la personalità ed il carattere unico di ognuno dei miei amici.

Carlo

Mi è tornato in mente il bellissimo libro fotografico di LeRoy Grannis dove nell’introduzione scrive “Io non fotografo il surf, io fotografo surfer”.

Luca il giovane bodysurfer

E quindi mettetemi un uomo sulla tavola e vi dirò chi è !

 

A presto amici miei.

Prove di volo per Johnny
Fabietto sul picco
Andrea
Giovanni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *