LiVe SUP Crossing: il report!
Leonardo Toso è stato artefice di un’incredibile impresa in solitario, di quelle legati alla ricerca: del proprio limite, di se stessi, di nuovi traguardi. Una ricerca che può mettere in pratica solo chi è capace di sognare e poi sfidare i propri sogni!
Di recente abbiamo raccontato le incredibili imprese di Chris Bertish che ha pensato bene di attraversare l’Atlantico in solitario, ma nel suo piccolo anche Leonardo Toso ha compiuto un’impresa altrettanto lodevole: quella di ripercorrere in un giorno solo le vie d’acqua che un tempo venivano utilizzate per congiungere la sua città (Venezia) a tutte le più importanti località, in questo caso Lignano, il posto preferito da Leonardo per allenarsi in SUP assieme ai suoi amici. Quindi, complimenti ancora a Leonardo per la sua bella impresa e vi lasciamo leggere il report che Leonardo ha fatto… buona lettura!
“Che scherzo mi sono fatto sabato 1 Aprile!
Appena sveglio la prima cosa che faccio è aprire la finestra e guardare fuori, fare un bel respiro, lasciare fuori tutti i pensieri negativi e focalizzarmi su quello che mi aspetta. Sono agitato e, nonostante io nutra una buona dose di fiducia in me stesso, questa volta ho la netta sensazione di essermi sopravvalutato!
Dati gli imprevisti dei giorni precedenti non è stato facile mantenere la determinazione, ma la voglia di stupire me stesso e coloro che hanno creduto in me è ancora tanta.
Quando mi hanno chiesto perché avessi in mente di farmi 80 km da solo e la risposta è sempre stata: per la realizzazione di me stesso, sia come persona che come sportivo!
Adesso è finalmente arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti: mentre carico la tavola penso che finalmente si sta avverando quel sogno.
Entro in acqua che è ancora buio. Alle mie spalle il cielo inizia appena a colorarsi di arancio. Aspetto la barca appoggio per poter partire, e intanto evito di pensare a tutta la strada che mi aspetta. Sono solo impaziente di partire.
La barca arriva e comincio a percorrere i primi canali. Mentre pagaio ripenso ai giorni in cui immaginavo l’alba in piedi sulla mia tavola in mezzo ai canneti della litoranea veneta. Spengo la luce frontale e mi godo lo sciacquio della tavola che scorre leggera sull’acqua. I colori e i primi canti degli uccellini. Un vento leggero sembra accompagnarmi lungo il mio percorso, mentre la corrente a volte si diverte a giocarmi degli scherzi, ma è pur sempre una piacevole risalita. Le ore passano e inizio incontrare pescatori sulle rive e qualche imbarcazione turistica di passaggio. Mi fa piacere vedere lo sguardo stranito di quelle persone come per dire “ma cosa sta facendo quello?”
Alcuni mi addirittura mi chiedono: “Ma dove stai andando?” La mia risposta: “a Venezia!” La reazione è un meritato “Ma ti se mato!” E io ” Un pochetto”. Ah ah ah!
Ogni 40 minuti scatta il timer per integrare cibo e acqua, assolutamente essenziali per uno sforzo così lungo. Per questo motivo nella barca appoggio mi assiste un amico che puntualmente mi prepara tutto quello di cui ho bisogno. Le prime sei ore scorrono via così, il tempo passa veloce e il paesaggio magnifico non mi fa pensare alla fatica!
Inoltre devo dire che quando passo le porte 1632, che sono state aperte apposta al mio passaggio, mi fa piacere pensare che probabilmente sono l’unico ad aver passato delle chiuse con il SUP, almeno in questa zona di Italia!
Ma da quel momento in poi tutto comincia ad essere più impegnativo: la corrente è sempre più forte, il vento sempre più intenso, e questa volta soffia dritto in faccia! La corrente è talmente forte che dopo i pali lascia una scia di mulinelli!
Comincio a pensare quello che tanti mi hanno chiesto “Ma sei sicuro?” … “Ti senti pronto?”
Sono sempre stato positivo in tutte le risposte perché ci credevo fermamente.
Quando esco dall’ultimo canale della litoranea fino alle “Bocche di Porto”, il vento al traverso mi costringe a pagaiare solo da un lato e, per non ritrovarmi sopra alla secca del Bacan, rischio di esaurire tutte le mie forze. Raggiungo il punto stabilito per assecondare il vento e faccio un downwind che mi carica di adrenalina e mi fa dimenticare le 8 ore di acqua piatta.
Mancano poche centinaia di metri all’arrivo, ma resta da traversare il temuto bacino di San Marco, col suo costante e irregolare moto ondoso, e in più il vento che rende il tutto emozionante fino al mio arrivo all’isola di San Giorgio senza nemmeno una caduta!
Aver concluso tutto il percorso in meno di 10 ore mi ha veramente sorpreso! Il mio programma era di pagaiare dalle 10 ore a un massimo di 12 ore! Siamo rimasti tutti sorpresi anche perché l’arrivo era previsto dopo le cinque di pomeriggio e alcuni amici dovevano ancora arrivare! Una volta toccato terra alla Compagnia della Vela ho provato una forte sensazione di appagamento, avendo compiuto qualcosa che sognavo da tempo e che nessuno aveva mai fatto!
Tutto questo è stato possibile in primis grazie alla mia famiglia che mi ha sopportato nel lungo periodo di preparazione fisica e nell’organizzare il tutto!”